ZENO LORENZI DI RAFFAELE DE RA BECARIA
    

Ricerca avanzata

Tutte queste parole:
Frase esatta:
    
logo

Ricerca sul sito

Ricerca normale (una di queste parole):
Tutte queste parole:
Frase esatta:

ZENO LORENZI DI RAFFAELE DE RA BECARIA

Mario Ferruccio Belli

01/01/2011
Nato nel 1913, quarto dei cinque figli di Raffaele de ra Becaria (1872-1968), Zeno Lorenzi era stato preceduto da Sergio (1907), che sarebbe morto nel 1915 a otto anni dilaniato da una granata sparata da Son Pouses; poi Leone (1909); Aldo (1911); per ultimo dopo di lui nel 1916 Guerrino. Il soprannome della famiglia viene dalla macelleria, in ladino ra becaria, aperta dal nonno Giuseppe nel 1889, la prima in Ampezzo. Si trovava all’altezza dell’albergo Posta, sulla strada di sotto, che portava a Ronco costeggiando il torrente Boite. Oltre a lavorare le carni che andava a procurarsi persino nelle Basse trevigiane, cioè in Italia, egli curava anche la ristorazione. Essendo a pochi passi dalla parrocchiale si ricorda che gli uomini la frequentavano per il rito della trippa, dopo la messa grande, mentre alle donne era riservata una scodella di brodo. Nel 1903, alla morte di Giuseppe che veniva da Zuel, ra becheria era stata presa in gestione dai figli Alessandro (1877), Serafino (1881) e, appunto, Raffaele. Una famiglia fortunata e unita, con un buon giro d’affari e liquidità abbondante che gli permetteva di dare finanziamenti come una banca. Nel 1907, per esempio, il Comune in attesa di contrarre mutui bancari, aveva ricevuto un anticipo di 40.000 corone d’oro
per completare la costruzione di un albergo sul Falzarego. Se non fossero intervenute le tumultuose vicende della vita, era previsto che anche Zeno e il fratello Guerrino avrebbero operato nella macelleria.
Invece, prima la Grande guerra, poi l’entrata degli Italiani a Cortina, avevano sconvolto i programmi e così Zeno era stato mandato a frequentare le scuole a Neustif - Novacella, in comune di Varna presso Bressanone. Nel 1934, quando da poco era ritornato a casa, gli arrivò la cartolina di precetto per il servizio militare che, peraltro, venne allungato di un anno per lo scoppio della guerra in Africa orientale, dove trascorse molti mesi. Commenta ironico “è stata una gradevole vacanza al caldo!” Congedato nel 1937, aveva preso servizio alla Cassa Rurale. Ma quelli erano tempi burrascosi, soprattutto per la gioventù, chiamata a combattere nelle tante guerre in cui il regime la mandava. Infatti nel marzo del 1939, Zeno dovette indossare nuovamente la divisa e ripartire lasciando il lavoro appena iniziato.
Non lo avrebbe mai immaginato, ma sarebbero passati cinque anni prima di accomodarsi defi-nitivamente in borghese. In tutto avrebbe dato alla patria otto anni. E poteva dirsi fortunato!
Nel novembre del 1942, quando il suo reparto partiva per la folle campagna di Russia, Zeno era a Cortina in licenza matrimoniale. Fatto ritorno in caserma era rimasto in attesa di una nuova tradotta che, per sua sorte, non partì mai. All’inizio gli era dispiaciuto restare lontano dal reparto mentre i suoi amici commilitoni di Cortina erano finiti chissà dove lontano. Solo in seguito, quando tanti di loro avevano fatto ritorno, Zeno capì la fortuna che l’aveva aiutato. Anche il disastro dell’otto settembre 1943 lo schivò. Quando gli ufficiali abbandonarono per primi i posti di comando se ne uscì anche lui dalla caserma assieme ai commilitoni recandosi in casa di certi friulani che conosceva e con i quali mantenne l’amicizia anche in seguito.  Indossato un abito borghese saltando da un treno all’altro, arrivò fortunosamente a casa. Cortina era  occupata dall’esercito tedesco e così subito si trovò nuovamente precettato nel servizio paramilitare della Todt. Di fatto solo il 1 maggio 1945 poteva ripresentarsi alla Cassa Rurale, dov’era direttore suo padre che gli “lasciò” la scrivania. La banca aveva allora i suoi uffici nel palazzo del municipio vecchio, vis-a-vis l’albergo Posta. La sua qualifica era di segretario. In dieci anni ne sarebbe diventato direttore.
Nel 1952, in previsione delle Olimpiadi, l’amministrazione della Cassa Rurale, d’intesa con la parrocchia, aveva costruito l’edificio accanto alla canonica e di fronte alla piazzetta San Francesco, dove la banca trasferì i suoi uffici, potenziando il personale e creando nuove strutture. L’economia italiana era in crescita.
Lorenzi seppe cogliere il momento favorevole portando la banca di crescendo in crescendo a livello  invidiabile che richiedeva una sede ancora più ampia, trovandola al piano terreno della Ciasa de Ra Regoles. Ed era il secondo trasferimento; e, per di più, a tempo. L’ultimo definitivo balzo della “sua” Cassa fu il trasferimento nel palazzo che già era stato albergo Stella d’Oro. Tre anni prima, 1982, fu inaugurata la prima filiale, a San Vito di Cadore. Per l’occasione venne sponsorizzata la stampa di una guida storica del paese.
Oggi, a tanta distanza di tempo, elenca con orgoglio la schiera di filiali che da allora ha inanellato: a Pian da Lago di Cortina, a Rocca Pietore, in Alleghe, a Zoldo Alto, a Pieve di Cadore, a Ponte nelle Alpi, a Vodo e a Selva di Cadore. Segue ammirato il ruolo che la sua Cassa ha raggiunto nell’economia di Cortina d’Ampezzo e nella provincia. Non cessa di additare il merito del forte coinvolgimento delle popolazioni  interessate alla struttura cooperativa scelta dagli antenati nel lontano 1894.
Mentre il ricordo dei suoi anni giovanili in giro per il mondo con le stellette è appena sbiadito dalla nostalgia, l’espansione tumultuosa della banca lo commuove. Ed è sempre occasione per ricordare,
ed elogiare, lo stuolo dei preziosi collaboratori e dei dinamici amministratori. Di gran parte ricorda nomi e qualifiche. Alle soglie del secolo di vita continua a sentirsene coinvolto. Il fisico vigoroso, appena un po’ curvo, gli consente di salire tutti i giorni in “piazza” per un giro veloce, l’acquisto del giornale, alla domenica
la messa, poi il ritorno a piccoli passi a Bigontina, dove i suoi avevano costruito la casa, agli inizi del Novecento.
Fa una vita regolare, con una dieta sobria che indica fra le ricette di lunga vita. Niente fumo da oltre cinquanta anni; niente insaccati; via la carne rossa sostituita da quella bianca e dal pollame; latte con miele o cacao al posto del caffè; un bicchiere di vino ai pasti; tante verdure e frutta, e, per il resto, varietà dei cibi consumati con curiosità e buon umore.
Auguri Zeno Lorenzi, Cavaliere dell’ordine della Repubblica italiana!