PERCHÉ COLLABORO CON «VOCI DI CORTINA»?
    

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PERCHÉ COLLABORO CON «VOCI DI CORTINA»?

Roberto Pappacena

01/05/2011
Perché, lo confesso sinceramente, odio i giornali.
Vi scopro sì, ogni tanto, articoli interessanti. Nel complesso, però, mi par che il giornalismo punti prevalentemente su notizie in grado di «far colpo», attraendo in tal modo morbosamente la curiosità del lettore.
Non parliamo, poi, delle «locandine» che troneggiano all'ingresso delle rivendite. Dovrebbero riportare le notizie più importanti e attraenti, e invece ti accolgono con «pugni sullo stomaco» come: «Padre abusa sessualmente della figlia disabile». Un «Accidenti!» ti sgorga dal cuore, e quasi quasi ti vien voglia di rinunciare per non rovinarti la giornata, all'acquisto del giornale.
Non parliamo, poi, anche e soprattutto nelle riviste, della profusione di immagini di personaggi cosiddetti illustri, e dei corpi seminudi delle belle donne: un'attrazione tesa unicamente ad accrescere il numero degli acquirenti.
Non intendo, con queste mie osservazioni, invitare la gente all'ignoranza: la vita è un impasto di bene e di male, di bello e di brutto, e il male finisce spesso per prevalere. Mi chiedo, tuttavia, quale possa essere l'effetto sui giovani di immagini e parole di questo tipo.
Il male finisce, in tal modo, per diventare l'atteggiamento normale ed esemplare della vita quotidiana, e la parola «moralità» tende progressivamente ad estinguersi, per cedere il posto a un concetto del tutto errato della libertà e dei rapporti umani.
Ebbene, a me pare che «Voci di Cortina» si sia conservato immune, almeno sinora, dalle suddette tendenze negative della stampa quotidiana, affrontando argomenti e problemi con serena e imparziale obiettività, e persino con il gioioso intento di orientare la coscienza del lettore verso una visione equilibrata della realtà.
Ecco perché il mio modesto nome figura nel Comitato di Redazione.
E se, per caso, dovessi qualche volta commettere errori di valutazione, invito sinceramente il lettore a inchiodarmi con il suo severo giudizio.