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Cortina non ha un museo della montagna

Ernesto Majoni

01/02/2015
Cortina possiede tre noti musei, che ne qualificano ottimamente l'offerta culturale, spaziando in campi diversi del sapere, dall'arte all'etnografia, alle scienze della terra.

Di recente, è apparsa all'orizzonte l'idea di costituirne anche un quarto, antropologico tradizionale, da alloggiare in una delle ultime antiche case ampezzane superstiti; progetto che peraltro aleggiava già trent'anni fa, per la "Ciasa Naneta" a Coiana, finita invece in locazione, con un contratto quasi secolare, a non residenti.

È il caso di dire che, nonostante da un secolo e mezzo Cortina sia un caposaldo del turismo alpino e da 120 anni dello sci italiano e mondiale, non ha ancora musei, né esposizioni, neppure una vetrinetta stabile dedicata specificamente all'alpinismo e agli sport della neve.

Per questo, premettendo che per vedere un piccolo, interessante museo del turismo alpino si può andare qui vicino, alla Haus Wassermann di Villabassa (comune considerato pioniere del turismo in Tirolo già intorno al 1870), propongo alcune considerazioni.

Saint-Christophe-en-Oisans, municipalità francese di 129 abitanti nella valle dell'Oisans (Delfinato), nel Parc National des Ècrins e ai piedi di vette come la Meije - sulla quale caddero due famosi alpinisti di nome Emil: Zsigmondy nel 1885 e Solleder nel 1931 - oltre alle montagne, ai turisti offre anche un museo, "Mémoires d'Alpinismes", il cui slogan è "le memorie dell'alpinismo fanno parte del patrimonio locale".

Nel museo, il viaggio nella storia inizia con un modellino del massiccio degli Ècrins, in cui spiccano cime fino a 4100 m d'altezza, come la citata Meije, la Barre des Ècrins, l'Aiguille Dibona … Sì, perché nel 1913 la guida ampezzana Angelo Dibona, trentenne e al culmine della fama, giunse a Saint Christophe con il collega Luigi Rizzi e i clienti Guido e Max Mayer per compiere alcune salite nell'Oisans. Qui si aggiudicò varie prime tra cui, il 27 giugno, una guglia appuntita che sovrasta la valle. Il granitico monolite, denominato fino ad allora "Pain de Sucre de Soreiller" e paragonato dai francesi al Cerro Torre patagonico, ebbe da subito il nome della guida, gemellando così la conca ampezzana con quell'angolo di Francia.

Oltre a "Anjelùco Pilato", il museo d'oltralpe non manca di rendere omaggio anche alle guide della valle, alle loro consorti che attendevano trepidanti gli uomini impegnati sulle vette, ai custodi dei rifugi, a chi contribuì a rendere nota e apprezzata la regione. "Mémoires d'Alpinismes" è aperto dal 2000, e qualche anno fa è stato visitato da un gruppo di Scoiattoli di Cortina, intenzionati a salire l'Aiguille Dibona per girare alcune scene da inserire in un documentario sull'illustre compaesano. Gli Scoiattoli ricordano con piacere che avere palesato la propria origine e avere nominato Angelo Dibona, mise in fibrillazione i responsabili del Museo, per i quali la guida di Cortina suscita sempre ammirazione e orgoglio.

Premesso questo, a sostegno dell'idea del Museo dell'alpinismo e dello sci ampezzano, aggiungo che a Cortina ci sono persone che da mezzo secolo collezionano preziosi materiali sull'alpinismo locale, su Dibona in testa; qui vivono e operano appassionati che studiano la storia, raccolgono pubblicazioni, scrivono degli uomini che vissero sui monti; ci sono alpinisti che con le loro scalate hanno scritto pagine d'oro; abbiamo poi collezionisti di materiale sulla storia degli sport bianchi, di cui forse non tutto è ancora noto; numerosi atleti, infine, potrebbero testimoniare una storia lunga e luminosa. Manca però una struttura che assembli tutto questo sapere, per offrire un altro qualificato polo di interesse culturale, fruibile sia dagli ospiti che da tanti autoctoni poco informati sul proprio paese.

Si potrà facilmente obiettare: non è il periodo per pensare in grande (ma quando mai lo sarà?), mancano spazi adeguati, tutte le casse piangono, la burocrazia complica anche i progetti migliori ...: forse però il cuore andrebbe gettato oltre l'ostacolo.

Stabilendo una unità di intenti, un piano economico, organizzativo e gestionale ben strutturato, con l'aiuto di cultori e appassionati e l'appoggio di istituzioni che sicuramente non lo negherebbero, un museo sull'alpinismo e sullo sci potrebbe profilarsi come un ulteriore vanto socio-culturale per Cortina.
Certo, sarà importante avere un museo delle tradizioni ampezzane, erede di quel Museo Elisabettino che purtroppo ebbe vita breve (1906-15) e finì travolto dalla guerra; ma, in un'epoca in cui si percepisce una forte richiesta di fissare le memorie (non solo quelle delle guerre, ma anche e soprattutto quelle della pace), sarebbe utile aumentare le conoscenze anche sui protagonisti della montagna ampezzana, e su ciò che fecero per costruire anche loro un futuro, tutto sommato, migliore.

Se in un borgo di cento anime, in uno sperduto angolo alpino a più di 700 km da Cortina, qualcuno s'illumina sentendo parlare di "Messié Dibonà", il suo paese - che pure non si è dimenticato di lui - potrebbe dare una forma stabile al ricordo, raccogliendo attrezzi, cimeli, documenti, filmati, fotografie su Dibona e su tutti coloro (e sono tanti) che dal 1860 in poi hanno propagandato il nome di Cortina nel mondo. Potrebbe essere uno stimolo ad ampliare le memorie locali e un invito alle giovani generazioni a conoscere, amare, studiare il passato.

In questo frangente, angustiato da mille dubbi e difficoltà ma forse per questo foriero anche di speranze, sia permessa una conclusione bene augurante, sull'onda dell'affermazione che "la cultura è l'utilità dell'inutile"; di un museo della montagna e dello sci, Cortina ha fatto finora a meno, ma adesso potrebbe fare un serio pensiero anche a questo. Destinando magari allo scopo parte della rimpianta piscina di Guargné, deserta da anni e avviata a diventare un rudere buio, o forse un luccicante condominio.

Nella foto: Angelo Dibona, simbolo delle guide alpine ampezzane, è stato uno dei più grandi arrampicatori delle Alpi ed è ancora oggi ammirato da tutti gli alpinisti. Le sue imprese hanno aiutato a diffondere il nome di Cortina nel mondo, come altri illustri alpinisti ampezzani, il cui ricordo potrebbe essere reso perenne in un museo della montagna.