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Mondiali di sci: alcune riflessioni

Stefano Lorenzi - Marco Dibona

01/12/2014

L'occasione di una nuova candidatura ai Campionati Mondiali di Sci, reiterata su volontà dell'Amministrazione comunale dopo alcune esperienze consecutive dall'esito negativo, dovrebbe portare oggi la comunità a riflettere sul vero significato di tali eventi di carattere eccezionale, sia come concetto in generale, sia per una località turistica come Cortina.

L'immaginare che un evento straordinario porti a risolvere i problemi strutturali di un paese è il primo pensiero che hanno in molti, ed è purtroppo anche l'unico. Si tratta di una bella illusione attraverso la quale si spera, spesso in buona fede, che la disponibilità improvvisa di molte risorse economiche
- non accessibili in condizioni normali - porti ad aggiustare e migliorare ciò che si ritiene utile per il benessere della collettività e di chi opera in essa.

Tuttavia, la realtà dei fatti spesso smentisce questo pensiero, ma ci si fa poco caso, magari perché attirati da qualche altra idea grandiosa proposta per il futuro. Pensiamo ad esempio al centro congressi: per anni c'è stata a Cortina una lamentazione continua sul fatto che un paese turistico non può vivere senza centro congressi, che questo avrebbe salvato il turismo di mezza stagione e così via. Da oltre dieci anni abbiamo l'Alexander Girardi Hall, realizzato con notevoli sforzi economici di Regione, Comune e Regole. La struttura funziona solo saltuariamente, non ci sono congressi, gli spazi sono sfruttati appieno solo due o tre volte l'anno, le spese di manutenzione sono enormi e le mezze stagioni non hanno assolutamente risentito della struttura. Si tratta di un'occasione (fino ad oggi) mancata, che sta sotto gli occhi di tutti.

Solo per restare agli esempi recenti, c'è stato poi il nuovo campo da golf, che - secondo le solite lamentazioni - un paese come Cortina non poteva non avere. È stato realizzato a metà, con enormi difficoltà, scarsi effetti sul turismo locale, gestioni della club house
che cambiano perché non tornano i conti, difficoltà economiche molto serie per l'intera struttura. Quali sono stati i vantaggi e quali gli impegni concreti nel mantenerlo da parte delle categorie economiche che lo hanno caldeggiato? Se invece di inseguire miraggi come quello dei Mondiali di Sci, la cui continua ricandidatura rasenta il ridicolo, il paese pensasse un po' seriamente a cosa vuole e - soprattutto - a cosa è in grado di gestire e utilizzare per il benessere di tutti, forse qualche passo avanti si riuscirebbe a fare.

Dopo quattro candidature non è ancora chiaro quali saranno i benefici per Cortina, se non una generica panacea sventolata per i creduloni che parla di strade, parcheggi, piscine, centri sportivi, nuovi impianti di risalita, ecc. (con soluzioni fantasiose che cambiano a seconda dell'interlocutore).
Un evento eccezionale può forse dare un certo rilancio al settore sportivo, ma il vero progresso di un paese sta nel lavoro quotidiano, nella cura che ogni cittadino dà al territorio, nella cura che si dà nei servizi offerti all'ospite, negli investimenti costanti e apparentemente modesti che ogni anno vanno fatti sulle strutture turistiche e su quelle pubbliche: pensiamo ai Mondiali, e poi abbiamo strutture ricettive che chiudono o non restano al passo con la concorrenza, manca l'illuminazione pubblica, le strade restano piene di buche, ecc.

Sarà poi in grado Cortina di gestire in proprio e con criterio il denaro pubblico e privato che sarà disponibile per i Mondiali? O non finiremo come molti altri nel giro dell'incapacità gestionale e delle pressioni di forze esterne alla comunità che portano interessi e obiettivi difficilmente compatibili con il benessere e la vita della valle? Gli esempi di strutture realizzate ad hoc per un evento e poi di fatto rimaste inutili sono purtroppo fin troppo comuni: crediamo forse di essere immuni a questo rischio, o di essere migliori di altri nel gestire il problema? Purtroppo - e lo dico con l'amarezza di una persona che ama davvero il suo paese - l'opinione è che Cortina non sia in grado oggi di gestire in modo efficace un tale evento: saremo certamente bravi nell'organizzare le gare, nel presentare le piste di sci tirate alla perfezione, nel trovare le centinaia di volontari che lavorano nei giorni delle gare e nella logistica sportiva. Sul resto credo che, purtroppo, i numeri non ci siano, né sul rigore di scegliere le infrastrutture davvero necessarie, né sulle forze in grado di contenere le speculazioni legate all'evento, né sulla capacità di orientare gli sforzi verso un vantaggio per tutto il paese.

E non si tratta di una posizione ideologica, ma di una semplice osservazione di ciò che è stato fatto (o non fatto) in questi ultimi anni, oltre che uno sguardo a ciò che si prevede per i Mondiali.
Solo per fare un esempio, una delle infrastrutture previste è una rotonda lungo la strada statale a Gilardon (su zona a frana, dove l'asfalto si sposta ogni anno di diversi centimetri), con allargamento su vari tratti della strada comunale verso Pié Tofana.

L'intervento è necessario per portare in breve tempo molti visitatori e atleti sulle Tofane nei giorni delle gare e costerà circa 9 milioni di euro. Per quanto sia comprensibile la necessità tecnica di questo intervento, penso che questo denaro potrebbe essere destinato ad altre opere ben più utili alla comunità.

Altro intervento di rilievo sarà la nuova pista "Toni Sailer", realizzata sul versante sud del Col Druscié: al di là del costo e dell'impatto sul territorio, anche a detta degli organizzatori lo scopo della pista è limitato ai giorni delle gare, visto che dal punto di vista sciistico e turistico è assurdo oggi costruire una pista di sci completamente al sole e a una quota di 1600-1700 metri (immaginiamo solo gli sforzi per mantenerla innevata tutta la stagione). Vedo difficile che i denari impiegati per quella risultino essere ben spesi, con quale miglioramento poi per il comprensorio della Tofana? La proposta quindi è: riflettiamo pure su ciò che vogliamo per il domani, ma la qualità e l'offerta di Cortina richiedono un lavoro costante, quotidiano, non "strombazzato", un impegno davvero concreto, non l'inseguire miraggi che spostano l'attenzione dalla realtà effettiva del paese.

Penso perciò che la soluzione più democratica sia proprio quella del referendum, in cui ogni cittadino sia libero di esprimere il suo parere.

Se la maggioranza sceglierà poi a favore della nuova candidatura, e se i fatti dimostreranno che le ipotesi fosche che ho adombrato non tenevano conto delle vere capacità del paese, sarò allora ben lieto di ricredermi e di stringere la mano a chi ne sarà il bravo artefice.

Stefano Lorenzi

TRA LE VARIE CANDIDATURE, NEL 1997 UN REFERENDUM A CORTINA VOLUTO DALL' AMMINISTRAZIONE COMUNALE
Cortina sta per andare a referendum, per recepire la volontà dei cittadini, sulla quinta candidatura consecutiva ai Campionati del mondo di sci alpino, per il 2021.
La decisione è già stata votata dal consiglio comunale, lo scorso 29 settembre, ma ora si vuole sentire il parere della comunità intera, per iniziativa di un comitato apposito.
In realtà, un referendum sull'opportunità di accogliere grandi eventi sportivi, sotto la Tofana, non è una novità. Diciassette anni fa, domenica 16 novembre 1997, l'allora sindaco Paolo Franceschi volle chiedere il parere della popolazione ampezzana sul progetto, formulato dal governatore veneto Giancarlo Galan, di candidare la Regione Veneto alle Olimpiadi 2006, con un ruolo di primo piano per Cortina.

Venezia voleva contrapporsi a Torino, proponendo una candidatura ampia, diffusa su tutto il territorio montano regionale, con lo sci di fondo e il salto ad Asiago; lo sci nordico ad Arabba, Zoldo, Sappada e Agordino, oltre che a Cortina; altre discipline in Cadore e Belluno. La fiaccola olimpica sarebbe stata accesa anche in laguna, a Venezia, negli intenti del governatore di allora. Ma serviva una città capofila, secondo quanto disposto dal Comitato olimpico internazionale, e si ritenne più opportuno il nome di Cortina, piuttosto che quello di Venezia.

Dopo la richiesta di Galan, l'amministrazione comunale ampezzana si limitò a dare la propria disponibilità per alcune discipline: l'ipotesi era di ospitare la discesa libera maschile, sulla pista Olimpia della Tofana, e alcune altre gare di sci;
le discese di bob e slittino, sulla pista olimpica Eugenio Monti di Ronco, che allora funzionava; un girone del torneo di hockey e il curling, allo stadio Olimpico, vestigia del 1956. Allora si riteneva che la candidatura avrebbe accelerato la copertura del vecchio impianto, che fu effettivamente realizzata, pochi anni dopo, da Paolo Franceschi.

Nel 1997 i cortinesi aventi diritto al voto erano 5.839, un migliaio più di oggi, in un paese che si sta svuotando. I votanti furono 3.610, pari al 61.82% degli elettori.
Vinsero, ma non stravinsero, i 2.029 favorevoli ai Giochi, pari al 56.4% dei voti validi;
i contrari furono 1.558, il 43.6%.

Di quel referendum consultivo tenne conto il consiglio comunale, che si impegnò con la Regione Veneto, aderendo alla candidatura. Alla fine, però, il Comitato olimpico italiano scelse la Torino degli Agnelli, per candidarsi alle Olimpiadi 2006, e quei Giochi invernali andarono in Piemonte.

Marco Dibona


Foto www.bandion.it