AMARE CORTINA LA REGINA DEI SALOTTI
    

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AMARE CORTINA LA REGINA DEI SALOTTI

Ennio Rossignoli

01/07/2009

Nella magnifica immutabilità del suo corredo naturale qualcosa non c'è più da quando Cortina era il raduno stellare della intelligenza mondiale, ed è proprio questa scomparsa che può interpretarsi come una causa - anche se certo non l'unica - dell'appannamento culturale di cui la Regina d'Ampezzo soffre ormai da tempo. E non è la sola, perché oggi la cultura, oltre a essere materia di incerta definizione, è salita su di un palcoscenico che gli strumenti mediologici hanno dilatato enormemente: oggi la quantità è divenuta essa stessa qualità e l'apparire è pressoché la sola condizione dell'esistere. Allora (sono passati molti anni) non era così e Cortina può esserne facile testimone: allora la mondanità aveva eleganze e stili diversi, più «di sostanza», ma soprattutto era la cultura a costituire un fattore di attrazione e di distinzione, a fare del paese degli Scoiattoli una piccola Atene dolomitica. Oggi sono spariti i «salotti», che lungi dall'essere le solite famigerate cucine di pettegolezzi, raccoglievano intorno a alcune figure di spiriti mecenateschi il fior fiore della intellettualità nazionale e non solo: artisti, scrittori, uomini di teatro e di scienza, dell'informazione e dello spettacolo, tutto un brulicare di celebrità altrimenti irraggiungibili. La truppa dei privilegiati si spostava allora compatta dalla Rachele di Campo o dalla Alys dannunziana, da Gala, la «signora di Mosca», o dalla troneggiante donna Mila, o dai Pozza di Coiana: era nata una nuova civiltà della conversazione, raccolta devotamente nelle boiseries famose per dare vita all'esaltante rito della cultura che cresce su sé stessa. Anni di un piacere estetico sublimato in un'etica dell'emozione, ovvero nell'emozione tradotta in categoria morale e schema di pensiero. Oggi quelle case non ci sono più, almeno come luoghi degli antichi simposi delle idee, e in gran parte non ci sono più neppure coloro che li animavano. Ma tutto questo, oltre a essere l'esito fatale del trascorrere del tempo, è insieme il segno dei profondi cambiamenti subiti dal costume, dalla stessa condizione dell'uomo contemporaneo, sempre più soggetto a un feroce individualismo, all'isolamento a cui lo condanna - contro ogni apparenza - la cultura «mediata» della tecnologia.

Accade nel mondo e dunque anche a Cortina, dove però forse, più che altrove, resta forte il rimpianto di una stagione irripetibile e finita per sempre.