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Prevenire le calamità naturali è possibile

Stefano Lorenzi

01/01/2014
Il 14 dicembre 2013 si è tenuto in Ciasa de ra Regoles, la storica sede delle Regole d'Ampezzo, un breve convegno dal titolo "La manutenzione del territorio montano - il contributo delle comunità locali", voluto dalla Fondazione "Montagna e Europa Arnaldo Colleselli" e patrocinato dalle Regole stesse.
L'incontro è stato l'occasione per riunire tecnici e amministratori del territorio in una riflessione sulla necessità di una manutenzione costante dello stesso. Al di là della retorica, con cui spesso si parla di quanto è utile intervenire ogni anno e in maniera costante su frane, smottamenti, erosioni e quant'altro minaccia la stabilità del territorio montano, la realtà dei fatti dimostra che spesso le amministrazioni pubbliche sono assenti in questo settore. Anche dove gli interventi vengono realizzati - ed è il caso dei molti lavori ben fatti sia da parte dei Servizi Forestali Regionali, sia delle Comunità Montane - questi interessano aree sempre troppo esigue, essendo il territorio della montagna bellunese molto vasto e sempre più esposto all'incuria.

Il rapporto fra l'uomo e la montagna è cambiato, e nelle due generazioni recenti si è accentuato il distacco - fisico e mentale - delle persone dalla terra: l'economia è cambiata, l'agricoltura e l'allevamento sono diventati marginali, e la montagna è fruita soprattutto per scopi turistici e ricreativi, non più per la sopravvivenza delle famiglie.

Il benessere dato da una società non più contadina ha però gradualmente allontanato le persone dal rapporto diretto con il territorio, lasciando spazi sempre più estesi di boschi, prati e rocce all'evoluzione naturale.

Quest'ultima porta a un riequilibrio della terra su tempi lunghi, durante i quali il mancato intervento dell'uomo lascia spazio alla disordinata logica della natura, che può essere elemento di pericolo per la società umana che ne è a contatto.

Gli eventi eccezionali di alluvione, frana, schianti di bosco, movimento dei versanti e quant'altro sono fenomeni in crescita, che un tempo venivano limitati dall'intervento umano costante e meticoloso sulle terre abitate e sulle aree limitrofe. Può sembrare strano che, fino a qualche decennio fa, la presenza dell'uomo sul territorio fosse più massiccia di oggi: lo era perché più sparsa, estesa e meno concentrata ai singoli luoghi oggi fruiti per il turismo. Le persone vivevano del bosco e delle risorse naturali, e ogni luogo era importante per la vita: di conseguenza, ogni luogo doveva essere curato e manutenuto.

Oggi non è più così, e l'accentramento di funzioni manutentive in capo all'ente pubblico non permette di intervenire ovunque come si faceva un tempo: i denari per le opere controllo del territorio, quando ci sono, vengono orientati ad arginare i rischi per la popolazione, gli abitati e la viabilità, ma la maggior parte della montagna viene lasciata a se stessa.

Eventi eccezionali muovono l'opinione pubblica e sbloccano risorse economiche altrimenti inaccessibili, ma quando è ora di destinare le risorse pubbliche ai lavori ordinari si trovano spesso difficoltà e indifferenza da parte degli amministratori. Un'analisi presentata nel corso del convegno ha dimostrato che, se la sistemazione dopo un evento calamitoso costa - per esempio - 100 mila euro alle casse pubbliche, operando preventivamente nell'area con una manutenzione ordinaria costante, periodica (e silenziosa) la spesa si riduce a circa 25 mila euro, cioè di 1/4 dell'importo.

Emerge, in questo scenario, il ruolo delle istituzioni regoliere, diffuse nella montagna veneta, soprattutto nel Bellunese. Queste antiche forme di gestione del territorio vivono oggi una nuova primavera, grazie anche a leggi regionali che ne favoriscono la ricostituzione.

Negli ultimi 17 anni hanno potuto essere ricostituite 22 Regole in 11 diversi comuni del Cadore, Alpago, Zoldano, oltre alle Regole già attive in Ampezzo, Comelico e Colle S. Lucia. Esiste, poi, un pugno di altre piccole realtà, e di comitati tuttora al lavoro per la ricostituzione di proprietà collettive, soprattutto sull'Altopiano di Asiago.

Le Regole sono appunto "proprietà collettive", cioè estensioni di boschi e pascoli che appartengono in modo indiviso a gruppi di famiglie originarie delle varie vallate. Fra gli obiettivi riconosciuti a queste istituzioni vi sono la tutela ambientale e lo sviluppo socio-economico del territorio montano, oltre che investimenti e sviluppi nel campo agro-silvo-pastorale.

La storia recente ha dimostrato che la presenza di istituzioni regoliere in un territorio ha una valenza positiva non solo per la comunità locale, che diventa protagonista delle scelte importanti d'uso della terra, ma anche per la costante e instancabile attività di conservazione dei boschi e dei pascoli, che preserva maggiormente i pendii dall'erosione, ha un effetto positivo sul paesaggio e contribuisce al mantenimento di un ecosistema semi-naturale più equilibrato con le attività urbane della popolazione.
Lo "stile" regoliero, fatto di costanza, dedizione e uso delle risorse tenendo conto delle necessità periodiche di ogni parte del territorio, se ben applicato risulta quindi essere ancora il modello più efficace di prevenzione e tutela sia della natura, sia dei luoghi abitati a questa limitrofi.