L'assessore Adriano Verocai difende quanto fatto per la Palestra di roccia
    

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L'assessore Adriano Verocai difende quanto fatto per la Palestra di roccia

Redazione

27/08/2013
Dopo il sequestro da parte degli uomini della Digos dei documenti relativi alla Palestra di Roccia in costruzione a Cortina “è arrivato il momento che la gente sappia tutta la verità su questo impianto sofferto e, insieme, all’avanguardia ”.
“E non si tratta, nonostante la premessa, di una verità difficile o scandalosa. Tutt’altro. E’ una verità che può anche far sorridere”. Quella, per esempio, di un gruppo di ingegneri, seduto attorno ad un tavolo, che calcola l’oscillazione delle passerelle in acciaio rispetto alla pressione del vento e riesce a produrre tre risultati diversi, in disaccordo tra loro nel calcolare l’onda armonica che dovrebbe accompagnarne il dondolio e in completa opposizione con la ditta costruttrice che, invece, quella passerella la vorrebbe ben fissa e ancorata. “Questa è solo una delle scene divenute usuali ai tecnici del Comune che hanno assistito, per mesi, al confronto serrato tra le diverse aziende coinvolte e la ditta torinese incaricata della Direzione Lavori. Altre volte sono state le pellicole fotovoltaiche da applicare sulle vetrate che non si trovavano più sul mercato, i dubbi geostatici sulla cisterna dell’acqua piovana, la curvatura della ardite campate di legno o l’applicazione dei materiali lamellari che devono essere giustapposti con precisione microscopica. Ogni volta discussioni di mesi tra i diversi soggetti privati”. Insomma, sintetizza il Responsabile dei Lavori Pubblici Stefano Zardini Lacedelli, “la palestra di roccia è un’opera veramente avanzata dal punto di vista tecnologico e architettonico, e, come ogni progetto innovativo, soffre il destino dei prototipi: battere una strada mai esplorata”. A questo si devono aggiungere le complicazioni legate agli appalti pubblici: “Ci sono tre progetti – preliminare, definitivo, esecutivo - e le diverse ditte che hanno rispettivamente la Direzione Lavori, l’appalto o il sub-appalto specialistico devono imparare a lavorare assieme e, nel caso specifico, lo devono fare trovando ogni volta l’accordo su quale soluzione innovativa impiegare per risolvere un problema mai affrontato”. Da qui, riprende Verocai “si può comprendere perché ci sono state delle valutazioni iniziali diverse sul costo aggiuntivo di alcuni interventi: l’impresa diceva una cosa, la Direzione Lavori, un’altra. Poi si sono incontrati, tecnici privati, ingegneri, avvocati, tecnici comunali, e hanno trovato una sintesi comune”.
“Ciò è quanto avvenuto nel caso della controversa questione della transazione”. I fatti: l’impresa costruttrice chiedeva un’integrazione per le maggiori spese sostenute durante i lavori di 900mila Euro. La Direzione lavori ne riconobbe una frazione: 20mila circa. “Fin qui” dice Verocai “quanto riportato dai giornali, con la domanda: come si è arrivati a 250mila?”
 “Quando azienda costruttrice e Direzione lavori sono entrate in rotta di collisione” spiega Verocai “abbiamo capito che il rischio vero lo avrebbe corso Cortina: davanti alla prospettiva di una vertenza che bloccasse per il cantiere per cinque o sei anni, e con il rischio che una nuova ditta subentrata alla precedente incontrasse le stesse difficoltà avanzando richieste equivalenti, ci siamo chiesti se non esistesse, a norma di legge, uno strumento che permettesse di evitare lo stop ai lavori. La risposta ci è arrivata dagli uffici comunali e dal legale incaricato dal Comune: si trattava della transazione. Uno strumento, previsto proprio per questi casi, in cui si valuta non solo il costo dei lavori, ma anche le spese aggiuntive dovute a difficoltà impreviste, nonché il costo, per la Comunità, della paralisi. E’ a quel punto che i vertici degli uffici comunali, i legali, gli ingegneri e i consulenti si sono incontrati più volte confrontando le diverse posizioni. Sapevano trattarsi di una materia delicata, per questo la trasparenza è stata molto maggiore di quanto previsto per legge. Sia per gli atti formali, che per gli incontri intermedi, si sono tenuti protocolli rigidi e le riunioni sono state verbalizzate. La macchina amministrativa ha tenuto una condotta cristallina, esemplare”.
“Durante questi incontri, le posizioni delle diverse parti in causa si sono riavvicinate, e, con la supervisione del Segretario generale, del Responsabile dei Lavori Pubblici e del responsabile unico del Procedimento della Palestra di roccia, si sono presentati alla Giunta due documenti conclusivi: in uno il contratto veniva sciolto, nell’altro si addiveniva alla transazione”.
“A quel punto” precisa Verocai “la Giunta ha scelto: scelto di continuare i lavori della Palestra di roccia. Non abbiamo deciso noi l’importo, né influito sui passaggi della trattativia. Ovviamente ero presente, come mia responsabilitá instituzionale, a tutti i passaggi, ma l'unica cosa detta ai funzionari é stata:“Abbiamo promesso agli elettori la palestra di roccia, se c’è una soluzione per andare avanti presentatecela. ll Sindaco Franceschi ha partecipato ad uno solo degli incontri, e solo perché le ditte avevano chiesto la sua presenza come testimone e garante. La Giunta ha accettato in toto il parere tecnico degli uffici. Poi ha fatto la scelta politica: proseguire con i lavori. Una scelta che rivendichiamo. Versare la transazione era un costo molto minore per la Comunità che fermare i lavori. Quando la palestra sarà terminata, tutti potranno vedere che si è trattato, ancora una volta, della scelta migliore per Cortina. Non abbiamo nulla da nascondere”.
“Per questo” annuncia il Vicesindaco Enrico Pompanin “siamo tutti pronti a rispondere alle domande che i magistrati, dopo i sequestri dei documenti, vorranno porci. La verità dei fatti è, oggi come sempre, la migliore prova del nostra buona condotta".


(comunicato stampa)