Dalle Ande alle Dolomiti, i protagonisti veneti al 61° Trento Film Festival
    

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Dalle Ande alle Dolomiti, i protagonisti veneti al 61° Trento Film Festival

Redazione

23/04/2013
E’ una delle quattro opere di autore italiano in concorso al 61° Trento Film Festival il lungometraggio “Libros y Nubes” del regista vicentino Pier Paolo Giarolo. Girato nelle Ande del Perù racconta l’originale modo in cui la cultura si trasmette tra i campesinos: da una parte gli anziani che raccontano i segreti dei loro mestieri a giovani volontari che li trascriveranno in libri, dall’altra le biblioteche rurali, poche decine di libri che una volta letti riprendono il viaggio verso un nuovo lettore in un altro villaggio, insieme ai prodotti della terra.

Oltre a Pier Paolo Giarolo ci sono altri tre registi veneti, due bellunesi e un veronese, presenti con opere nelle diverse sezioni della rassegna cinematografica dedicata alla montagna.

L’antropologa bellunese Valentina De Marchi è la regista del documentario “Il lusso della montagna”, proposto nella sezione Alp&Ism, e dedicato alle trasformazioni che riguardano la funzione dei rifugi alpini nella zona delle Dolomiti, rispetto alle nuove utenze e alle nuove esigenze di cui si fanno portatrici, con conseguente trasformazione nell’offerta del rifugio, aspettative, comfort, ma anche nuove architetture sostenibili.

Sempre nella sezione Alp&Ism troviamo “The Waiting game”, seconda regia per la guida alpina di Feltre Emilio Previtali, che si interroga su dove è ancora possibile trovare aree inesplorate nel pianeta, per vivere un’avventura nel più completo isolamento, senza compromessi.

Infine il veronese Claudio Valeriani, autore di “Voci dal Lagorai” inserito nella sezione Orizzonti Vicini, ha seguito l’esperienza di un trekking con gli asini nella Catena del Lagorai nel Trentino orientale di un gruppo di utenti, familiari e operatori del Servizio di Salute Mentale di Trento. Il tema del disagio mentale viene affrontato in un contesto di assoluta normalità, quello della montagna. Il trekking diventa un percorso terapeutico che valorizza la partecipazione e il protagonismo delle persone coinvolte.

Il Trento Film Festival rende omaggio in questa edizione un grande regista e documentarista italiano, Giuseppe Taffarel, scomparso un anno fa all’età di 90 anni. Originario di Vittorio Veneto (Tv), a 19 anni arrivò a Roma per frequentare l’Accademia d’Arte Drammatica diretta da Silvio D’Amico. Dal 1943 fu protagonista della guerra partigiana sulle Prealpi bellunesi-trevigiane. Tornò quindi a Roma partecipando al periodo d’oro del cinema neorealista italiano, come sceneggiatore e come artista in circa una ventina di film. Nel 1960 – dopo aver teorizzato sulla nascita del “nuovo cinema documentario” con Michelangelo Antonioni e l’amico coetaneo Vittorio De Seta – diresse il suo primo film “La croce” girato a Vittorio Veneto e dintorni. Da allora fino all’inizio degli anni Ottanta,  realizzò oltre trecento documentari di tematiche e generi diversi. In tutte le opere di Taffarel lo sguardo antropologico/etnografico confluisce nell’estetica dell’immagine, culminando in momenti di assoluta liricità e rara poetica audiovisiva. La capacità dell’autore veneto di osservare la vita, afferrando i fili che collegano la piccola storia dell’uomo comune alla grande storia dell’umanità, è riconoscibile in una ventina di cortometraggi di stile neorealista.

Di Giuseppe Taffarel il Trento Film Festival riproporrà “Monte Grappa 1944” (1966) la ricostruzione del rastrellamento tedesco del 1944 che portò all’impiccagione dimostrativa a Bassano del Grappa di 31 partigiani ad altrettanti alberi. “Solitudine” (1966) documentario su un barbone a Roma doveva essere un lavoro preparatorio a un lungometraggio che Taffarel non ha poi realizzato. “Sesto grado superiore” (1960) realizzato filmando lo scalatore Cesare Maestri sulla Marmolada. “Un alpino della settima” (1970) la ricerca di un uomo dei resti del padre disperso in una zona imprecisata delle Dolomiti, tra le Tofane e le tre Cime di Lavaredo, per onorare un giuramento fatto alla madre in punto di morte. “Fazzoletti di terra” (1963), la lotta per sconfiggere la miseria passa per due contadini di Valstagna da un duro lavoro per strappare a mani nude fazzoletti di terra da coltivare alla montagna. Fazzoletti di terra ha ispirato ed è ampiamente citato in Piccola Terra di Michele Trentini, presentato al Trento Film Festival 2012 e vincitore del Premio della Stampa “Bruno Cagol”.

Tra i protagonisti del 61° Trento Film Festival anche lo staff di CortinainCroda, associazione culturale presieduta dallo Scoiattolo Mario Lacedelli, che martedì 30 aprile sarà a Trento per presentare la quinta edizione della kermesse dedicata agli appassionati della montagna in tutte le sue espressioni. Poesia, adrenalina, scrittura, cinema, musica, montagne, sogni, avventura, tecnologia, giornalismo, personaggi, ricordi e futuro saranno gli ingredienti della manifestazione che animerà l’estate cortinese dal 5 luglio al 13 settembre 2013. Dopo Mauro Corona, Erri de Luca e Dacia Maraini, Alessandro Gogna, il testimone passerà a Marco Albino Ferrari, scrittore e giornalista direttore di Meridiani Montagne, quest’anno opinionista di CortinainCroda. Il colore scelto per il 2013 è l’arancione, a rappresentare la passione intramontabile per la montagna. Focus sull’alpinismo inglese, con ospiti direttamente dalla Gran Bretagna.