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MONDIALI 2021: di "green" soltanto i prati?

Redazione

11/09/2016

L’inverno 2015/2016 è stato, fino alla metà di febbraio, particolarmente avaro di nevicate e quindi, per “salvare” la stagione, si è fatto ricorso massicciamente sulle Alpi all’innevamento artificiale. I bilanci economici di fine stagione sono però disastrosi. Alcune società, in grave difficoltà finanziarie, non riapriranno e dichiareranno fallimento; altre, pur accusando il colpo sperano nelle stagioni a venire; altre ancora hanno visto azzerare gli utili e quindi non riusciranno ad accantonare risorse per i necessari investimenti e le manutenzioni e revisioni periodiche.

Esempio evidente dell’impegno anche economico è la predisposizione del tracciato della Marcialonga, classica manifestazione invernale delle Valli di Fassa e Fiemme, che ha visto realizzato integralmente il tracciato di 40 chilometri di lunghezza con neve artificiale per gli 8.000 partecipanti mediante un uso di risorse davvero imponenti: 40.000 metri cubi di acqua potabile, 105.000 metri cubi di neve artificiale, 8.500 viaggi di camion per il trasporto, centinaia di volontari per il lavoro di predisposizione del tracciato con apripista e battipista ed l conseguenti consumi di energia elettrica, carburanti e materiali.

I costi di investimento e di esercizio degli impianti di innevamento sono molto elevati. Si stima che per produrre un metro cubo di neve, tenuto conto degli ammortamenti, del personale e dell’energia, siano necessari dai 3 ai 5 euro.

Il costo di progettazione e realizzazione impianto si aggira su 650.000 € per ogni chilometro di pista, mentre la gestione dell’impianto richiede circa 33.000 € all’anno per ogni chilometro di pista.
Un singolo generatore di neve, e ve ne sono almeno una decina per ogni pista, costa 35.000 €, ogni battipista 300.000 €, mentre per produrre un metro cubo di neve, con cui innevare non più di 2,5 metri quadri di pista, sono necessari 3,5 Kwh di energia elettrica.

Moltiplichiamo questi importi per le centinaia di chilometri di piste sulle Alpi, ormai nella generalità dei casi attrezzate con gli impianti di produzione di neve artificiale, ed avremo una buona idea sui costi di gestione di tali impianti.

A fronte di questi costi monetari negativi, non minori risultano i costi ambientali, anche se difficilmente monetizzabili.

Innanzitutto va tenuto presente il fatto che la neve artificiale, quella cioè prodotta dai cannoni da neve, ha un peso specifico maggiore di quella naturale, è più compatta ed ostacola gli scambi gassosi fra atmosfera e cotico erboso sottostante. E’ luogo comune ritenere che nei mesi invernali, in cui la vegetazione si trova nella condizione di riposo vegetativo, l’attività vegetativa sia completamente sospesa e quindi la neve artificialmente prodotta non abbia influenza alcuna su di essa. In realtà i processi metabolici, pur se notevolmente ridotti, avvengono egualmente e ne vengono disturbati dallo strato compatto e scarsamente permeabile della neve artificiale.

Altro aspetto di sicuro impatto vede la persistenza del manto nevoso, spesso anche trasformatosi in ghiaccio, oltre il periodo usuale dell’innevamento naturale. In primavera anche avanzata si osservano le piste da sci cosparse di chiazze più o meno estese di neve prodotta artificialmente, mentre ai margini la vegetazione si è già ripresa dal riposo invernale.

Questo sconvolgimento dei ritmi vegetativi e la loro conseguente contrazione temporale, ha notevole influenza sui popolamenti vegetali, in modo particolari alle quote più elevate, ove le giornate utili al completamento del ciclo vegetativo annuale sono già ai minimi compatibili con la sopravvivenza delle cenosi. In questi casi, e parliamo di prati a quote superiori ai 1600/1700 metri di altitudine, gli inerbamenti sono estremamente difficoltosi e con esiti spesso insoddisfacenti.

L’innevamento artificiale ha inoltre un effetto non sempre trascurabile sul regime idraulico dei bacini, sia nello spazio che nel tempo. L’acqua prelevata da un bacino imbrifero può essere utilizzata su un bacino limitrofo, impoverendo il primo di risorse idriche ed aggravando il secondo con un aumento dei deflussi all’atto dello scioglimento delle nevi; infine, con lo scioglimento posticipato nel tempo della massa glacionevata, viene alterato significativamente anche nel tempo il regime idraulico.

Ritornando un attimo a considerare gli effetti sul cotico erboso, si notano alterazioni della composizione dello stesso, alterazioni del substrato e della presenza di microfauna, con rottura dello stato di equilibrio originario (climax) e regressione ad uno stato perturbato ed instabile, bisognoso di continui interventi dell’uomo per garantirne la stabilità.

Non possiamo poi tacere gli effetti dannosi sul rumore sordo e continuo che i cannoni da neve generano nel loro funzionamento perlopiù concentrato nelle ore notturne a causa delle temperature più basse. Alle quote più elevate, su una popolazione animale già in difficoltà per le dure condizioni climatico-ambientali, il disturbo è tale da allontanare i selvatici, anche se con il tempo può indurre una certa assuefazione.

A tutto ciò aggiungiamo carenza di manutenzione delle superfici inerbite. Gli scarsi risultati che talvolta si evidenziano sono dovuti ad una molteplicità di fattori: dall’uso di sementi inadatte, miscugli generici tarati su ambienti meno severi (andrebbero usate sementi di specie locali, meglio fiorume da reperire in loco), insufficiente preparazione del substrato, tagli dell’erba tardivi, pascolamento di greggi, mancata irrigazione, inadeguate concimazioni…

Per evitare ruscellamenti, infine, è essenziale la realizzazione di una rete di canalette orizzontali, molto ravvicinate, tali da sopperire anche, in parte, ad eventuali periodi di siccità.

Conclusione.

Dato l'andamento climatico, è prevedibile per i Mondiali di sci alpino 2021 a Cortina un massiccio ricorso all'innevamento artificiale: si è fatta una stima dei costi globali, economici in senso stretto ed ambientali,  che questo comporterà?

WWF Veneto
Il vice presidente Augusto De Nato